Ci sono tre cose che questi Europei ci lasciano oltre alla gioia, ovviamente, di aver riportato a casa la coppa dopo 53 anni.
La prima è che ne esce vincente il calcio, quello vero… lontano dagli stereotipi e dai nomi altisonanti, la nazionale azzurra ha portato a casa il titolo grazie alla forza del collettivo, vero 12° uomo in campo. Una volta tanto non sarà ricordata come la coppa del Portogallo di CR7 o della Spagna di Xavi e Iniesta ma dell’Italia di un gruppo solido e compatto, capace di soffrire insieme e di rialzare la testa nei momenti difficili.
Artefice di questo capolavoro ovviamente Roberto Mancini, capace di imprimere nella testa di tutti lo spirito di sacrificio, l’umilta e l’abnegazione che spesso e volentieri mancano ai grandi nomi del calcio moderno, indaffarati come sono con i loro contratti milionari di sponsorizzazione.
L’abbraccio finale con il compagno di una vita Gianluca Vialli, vero, sincero e commovente, è la testimonianza che in campo prima ancora di tutto ci è andato il cuore.
La seconda, bellissima, è la lezione di calcio e di vita che ci ha lasciato il signor Luis Enrique.
Preparando una partita tatticamente perfetta, era riuscito ad imbavagliare l’Italia (che veniva dalla vittoria a mani basse sul Belgio) dominando per buona parte del match e cedendo il passo agli avversari solo ai calci di rigore.
A fine partita, il CT spagnolo si è dichiarato felice della prestazione dei suoi ragazzi, ha fatto i complimenti ad entrambe per aver disputato una bella partita e per aver fatto divertire il pubblico ed infine ha fatto gli auguri all’Italia per la finale. Senza alibi, senza scuse… ma coltivando con serenità e spirito sportivo una “cultura della sconfitta” che sempre di più manca a questo sport, soprattutto alle generazioni future. Il “Lucho”, che nella vita ha affrontato sconfitte ben più tragiche di questa, ha per noi vinto il suo Europeo.
La terza, (e volutamente ultima) è la deplorevole commedia messa in scena dai ragazzetti inglesi che (per amore della verità qualcuno non l’ha fatto) si sfilavano la medaglia del secondo posto subito dopo averla ricevuta.
A differenza del buon Luis, loro invece spiegheranno ai loro figli che perdere è orribile, che nella vita bisogna vincere SEMPRE ed A TUTTI I COSTI e che il secondo posto è roba da perdenti. Mi dispiace per voi cari bambini inglesi, vi aspetta una vita davvero difficile.
Altro che I’TS COMING HOME… ieri sera il calcio avrà pensato I WILL NEVER GO HOME…. NEVER AND NEVER